Laila è una cagnolina adorabile, perché è coccolona, buona, paziente (si lascia “pastrugnare” senza fiatare), simpatica e intelligentissima; ma quando riesce ad accaparrarsi un osso, diventa feroce e spietata più di una iena ridens. Ringhia, abbaia, fugge a razzo, si nasconde sotto il letto e sparisce per ore, a volte per un giorno intero. Il problema vero, però, è quando si mette in testa che, per stare più tranquilla, il suo tesoro deve essere messo in cassaforte.
Dovete sapere che i miei genitori hanno sognato una casetta con un bel giardino per decenni e, da quando sono riusciti ad averla, vorrebbero che quel giardino potesse far invidia alla famiglia Windsor al gran completo. Se mia madre vede una pianta sradicata, un po’ di terriccio rovesciato, una buca in un’aiuola, è capace di arrabbiature memorabili.
Quando ancora abitavo con lei e vedevo Laila girare per casa con un osso, chiudevo tutti gli accessi al giardino o, se ormai Laila già lo aveva raggiunto, controllavo incessantemente ogni sua mossa, per evitare che scavasse per sotterrare l’osso, attirandosi così l’ira funesta di mia madre. Una sera, però, la furfante riuscì a rubare un osso dalla pattumiera e nessuno di noi poté accorgersene, visto che eravamo tutti fuori per cena (in due ristoranti diversi). I primi a tornare fummo Francesco ed io. Entrati in casa, ricevemmo la solita accoglienza regale da Morgana, il solito miagolio di saluto da Ginevra…. Ma di Laila (allora unico canide di casa) neanche l’ombra. Guardammo in giro e non trovammo nessun cane, ma ci accorgemmo del furto (dal fatto che la pattumiera era rovesciata e la spazzatura era sparsa per tutto il pavimento).
Decidemmo di dividerci: Francesco guardò sotto il letto, io andai in giardino. Laila era là, sdraiata, con l’osso in bocca e lo sguardo feroce: l’avevo interrotta sul più bello, mentre stava per depositare il suo tesoro dentro il nascondiglio designato. Peccato solo che l’osso non fosse poi così mastodontico, mentre la buca avrebbe tranquillamente potuto contenere un intero scheletro di dinosauro! Il terriccio tolto dall’aiuola ricopriva almeno 4 metri quadrati di pavimentazione e l’alberello accanto al cratere si era quasi adagiato su un fianco. Chiamato Francesco (o meglio, lanciato un urlo straziante per farlo accorrere al mio fianco), cominciammo a riempire la buca, col sottofondo di Laila che ringhiava e abbaiava per protesta. Se mia madre fosse arrivata in quel momento, forse avrebbe potuto anche picchiarla o, molto più probabilmente, ne avrebbe avuto la forte tentazione! Fortunatamente riuscimmo a finire in tempo il lavoro di riempimento dell’enorme buco: adesso rimaneva solo il compito di riportare Laila in casa, per evitare che si rimettesse all’opera appena ci fossimo allontanati. Non vi dico! Urla, guinzaglio, offerta di biscotti niente! Incollata al terreno e inferocita, non c’era modo di spostarla di un millimetro. A un tratto, l’illuminazione: mi sono avvicinata ed ho finto di rubarle l’osso. Apriti cielo! Ringhi, latrati e poi una fuga supersonica sotto il letto! Era fatta: almeno per quella volta, la vita di Laila era salva.